Jindai moji

Scrittura di Hokkaidō, presentata da taluni come un esempio di jindai moji.

Il termine jindai moji o kamiyo moji (神代文字? "scrittura dell'Età degli dei") designa una scrittura che si dice fosse usata nell'antico Giappone. Alcuni hanno sostenuto che tali antichi caratteri, per esempio i caratteri di Chikushi e quelli di Hokkaidō, siano stati trovati in resti archeologici, a Kofun e sulle montagne, ma tutti i jindai moji sono generalmente considerati dei falsi.[1] Secondo la tradizione shintoista, questa scrittura sarebbe stata creata in Giappone nell'Era degli dei, ossia prima della creazione dell'umanità, da Izanagi e Izanami o Amaterasu. L'esistenza di un sistema di scrittura preesistente all'introduzione nel paese dei caratteri cinesi non è comprovata né dall'archeologia (nessuna terracotta con tali caratteri è mai stata trovata)[2] né dalle testimonianze dei primi cinesi che avevano visitato il Giappone.[3] Apparsa a partire dal XIII secolo, la teoria dei jindai moji servì soprattutto a rinforzare la stima di sé e il sentimento identitario dei tradizionalisti, nonché secondariamente a dare prestigio ai templi shintoisti che sostenevano di essere detentori delle tracce restanti di questa scrittura. I jindai moji furono presentati dai nazionalisti degli anni 1930 come argomento della superiorità giapponese. Benché la loro esistenza non sia più accettata dai ricercatori riconosciuti nel XXI secolo, questa teoria conserva il suo potere d'attrazione e i suoi fautori.[4]

  1. ^ (JA) Hiroshi Tsukishima, Kokugo-gaku [国語学], Giappone, Tokyo University Publishing, 1964, pp. 47–48.
  2. ^ Hansen 2016, p. 8.
  3. ^ Hansen 2016, p. 9.
  4. ^ Macé 2010, §§ 97-98.

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